
Intervista a Francesca Garcea, CFO Unilever Italia, laureata nel 1996 in Business Administration.
Cosa le ha lasciato l’esperienza vissuta in Luiss come studentessa?
La mia esperienza in Luiss risale a circa 25 anni fa quando mi sono iscritta al corso di Laurea in Economia e Commercio. Scelsi la Luiss perché, dalle informazioni disponibili in un mondo in cui non esistevano i “like”, i “commenti” e le stelline di valutazione, avevo intuito che era molto ben strutturata nel percorso (frequenza con ritmi intensi), era a numero chiuso (niente code ai cancelli di ingresso alle 5 di mattina per avere un posto a sedere in aula) e ben collegata con il mondo delle aziende.
Quanto è importante viaggiare, conoscere luoghi e culture diverse? Qual è il più grande insegnamento ricevuto viaggiando e vivendo all’estero?
È fondamentale sia a livello personale che professionale! È impressionante quanto si possa imparare vivendo all’estero, conoscendo culture e abitudini diverse, quanto ci si possa arricchire come persone, quanto si possa crescere come professionisti. All’inizio è un investimento extra di energie e di sacrifici, ma il ritorno è altissimo!
Dico questo perché nella mia vita ho viaggiato molto e ho vissuto in 3 paesi europei (Belgio, Olanda e Inghilterra). Sono state esperienze straordinarie! Ho imparato tantissimo: ho cambiato molte cose del mio modo di essere e di lavorare grazie all’interazione con culture diverse, ho capito che è più facile di quanto pensassi, ma soprattutto ho imparato a farlo con molta più leggerezza.
Bisogna solo volerlo!
Nei prossimi anni le sfide più grandi sono rappresentate dalla sostenibilità ambientale, economica e sociale. In un’era che va sempre più verso il plastic free e il low-carbon, sia i Paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo sono impegnati a studiare vie alternative in chiave di sostenibilità finanziaria e ambientale. Che valore ha per lei la sostenibilità?
Da 1 a 10 la sostenibilità per me vale 12! Sono fortunata ad aver trovato un totale allineamento con Unilever, azienda che da anni ha la sostenibilità al centro del proprio modello di business e che si pone l’obiettivo di renderla una consuetudine.
Nella sua esperienza, quali capacità sembrano sempre più necessarie per affrontare i continui cambiamenti?
Ottimismo, coraggio, capacità di adattamento, passione.
Quali sono i segreti per una carriera di successo?
Flessibilità, passione per quello che faccio, voglia di imparare sempre (in Unilever si chiama continuous learning), coraggio, focus sul people caring e… un marito che mi supporta (assolutamente fondamentale!)
Che cosa può ostacolare una carriera di successo?
L’immobilismo, il “si è sempre fatto così”, il voler restare sempre nella comfort zone (sia per quanto riguarda l’attività lavorativa sia per la stabilità geografica). La velocità del cambiamento del mondo intorno a noi è come un’onda: conviene “surfarla” e non restarci sotto.
Nella sua esperienza umana e professionale ricorda un momento di défaillance? Come l’ha superato?
Parto dal mio principio di base: sbagliare è uno dei tanti ingredienti per crescere e imparare. Uno dei miei errori: a 24 anni ho fatto una scelta puramente professionale, entrando in una società di consulenza strategica che rappresentava per me era un traguardo importante. Dopo pochissimo tempo, mi sono accorta che non avevo passione per quello che facevo, non riuscivo a generare energia positiva per affrontare un lavoro molto intenso. Ho dato le dimissioni e mi sono fermata per imparare, per comprendere cosa volessi veramente.
Ho capito che la mia scala valoriale include la vita privata e la famiglia: ogni scelta deve essere fatta tenendo conto di questo. Adesso uno dei miei motti è “Family first”, ovvero trovare sempre un equilibrio tra gli impegni familiari e quelli professionali.
In che misura ha trovato barriere nella sua carriera, soprattutto per il fatto di essere donna?
Sono da 20 anni in Unilever e se avessi trovato barriere avrei cambiato azienda, lo confesso.
Unilever mi ha dato la possibilità di fare i passi giusti nei momenti giusti. Non mi ha mai penalizzata dal punto di vista salariale. Da noi è forte la “Pay for Performance”. Se sei bravo, sei premiato: conta la performance, non se sei uomo o donna. La diversity, inclusa quella di genere, ha una grossa attenzione in Unilever e viene veramente valorizzata. Un esempio? Ho pianificato e preso 11 mesi di maternità, ripeto, 11 mesi, e al ritorno l’azienda mi ha fatto trovare libero il job che mancava nel mio percorso professionale. Dopo un anno ho avuto un’altra promozione. Se questi sono ostacoli…
Ancora, ci sono delle attività delle mie figlie che voglio seguire personalmente, come portarle dal medico, parlare con la maestra (sono gemelle nella stessa classe per fortuna), ecc. Non ho ostacoli a farlo. Abbiamo l’Agile Working, quindi se devo portarle dal pediatra, quel giorno lavoro da casa.
In sintesi, fino ad oggi come donna non ho MAI trovato barriere alla mia carriera.
La sua giornata tipo?
Mi alzo alle 5:45, sveglio le mie bambine alle 6:10 e le accompagno al pulmino della scuola alle 7:00. Poi salgo in scooter (o in macchina se piove) e attraverso la città per arrivare in ufficio alle 7:45 circa. Dopo un rapido caffè, l’avventura giornaliera inizia! Ogni giorno ho un’agenda diversa che include meetings o skype calls, mail, team work, training. Tra le 18 e le 18:30 cerco di uscire per stare a casa almeno un’ora con le bambine e cenare insieme alle 19:30. Quando loro alle 20:30 dormono io accendo il computer e leggo il giornale oppure finisco qualche mail che mi è rimasta in sospeso.
Qual è l’aspetto del suo lavoro che preferisce?
Mi piace il fatto che ogni giorno affronto temi e problemi nuovi. Non smetto mai di imparare dalle persone del mio team e da quelle che mi circondano. Quando la sera salgo in scooter, mi chiedo sempre cosa mi ha appassionato durante la giornata. Il lavoro in Unilever mi genera energia positiva.
Da bambina, cosa sognava di diventare?
Avrei voluto diventare la persona responsabile dell’organizzazione di uno yacht super lusso o fare l’attrice protagonista di un film. Questi i “sogni”. Con i piedi un po’ più a terra il mio desiderio professionale sin da bambina era quello di fare l’ISEF (quello che oggi è la laurea in Scienze delle Attività Motorie e Sportive). Poiché allora non era ancora una laurea, mio padre mi consigliò di prendere prima una Laurea e dopo di frequentare l’ISEF. Ho fatto Economia e Commercio e poi sono entrata nel mondo del lavoro. A posteriori dico “grazie papà”!
Quanto è soddisfatta dei traguardi raggiunti?
Soddisfattissima!
Quali sono i suoi prossimi obiettivi?
Continuare a crescere, viaggiare, imparare, sognare insieme alla mia famiglia.
Come si immagina tra 10 anni?
Troppo lontani e troppo veloci i cambiamenti intorno a noi per immaginarmi il mondo in cui vivrò tra 10 anni. L’unica certezza: avrò 55 anni!
Il suo motto?
Tirare fuori il meglio dalle persone intorno a me, aiutandole a crederci e a sorridere sempre.
Chiara Rinaldi