
A volte le relazioni fra gli Stati somigliano a certe dinamiche dei rapporti interpersonali: se infatti capita a molte persone di trovarsi a soffrire a causa di pregiudizi, non sono pochi i Paesi – Italia inclusa, talvolta – che scontano ancora preconcetti antichi, ormai radicati nell’immaginario collettivo, oggi anche a causa della superficialità dei social media.
È il caso del Brasile, a lungo liquidato come un “Paese in via di sviluppo” o una terra del futuro, ma di un avvenire indefinito che sembrerebbe non arrivare mai, mentre invece rappresenta oggi uno dei Paesi-chiave per alcune delle sfide da cui dipende il nostro futuro. È proprio ciò che tento di dimostrare nel mio libro “La terra del futuro. Il Brasile dalla crisi alla crescita economica”, uscito a luglio scorso per la Luiss University Press.
Ho avuto l’opportunità di lavorare dal 2013 al 2016 all’Ambasciata d’Italia a Brasilia: questa esperienza di diplomatico mi ha permesso di scoprire il Brasile al di là dei preconcetti, un Paese straordinario a cominciare dalla sua gente, un popolo eccezionalmente ricco di talenti. Me ne sto accorgendo anche adesso che lavoro a Berlino, una città dove vive una grande comunità brasiliana, composta in gran parte da giovani artisti, ricercatori, IT experts e start-uppers.
Un popolo, quello brasiliano, che ha sempre dimostrato di sapere andare avanti malgrado le crisi, che in Brasile hanno carattere ciclico, come in genere nella regione latinoamericana. E sarà così anche per l’epidemia di COVID, ne sono certo, anzi faccio il tifo per gli amici brasiliani.
Un Paese di grandi contrasti dunque e non potrebbe che essere così, vuoi perché il Brasile ancora sconta in parte il retaggio di un lungo passato coloniale, vuoi perché grandi sono le sue dimensioni, che lo rendono il quinto Paese al mondo per superficie e per numero di abitanti. Ma vi è molto di più di questi numeri da record, nel Brasile dei giorni nostri: vi è un Paese dal ruolo indispensabile per il futuro del nostro pianeta.
Vi spiego perché la penso così. Ritengo anzitutto che il Brasile rappresenti uno dei più riusciti modelli di democrazia al mondo: Paese multietnico, multiculturale e pervaso da un profondo senso di partecipazione politica, dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, una volta finita la Guerra fredda, il Brasile possiede solide istituzioni, con alternanza al potere ed elezioni trasparenti, un vero e proprio esempio virtuoso nel subcontinente americano.
Uno Stato democratico che, negli ultimi decenni e al di là delle colorazioni politiche dei governi, ha lavorato per sottrarre fasce di popolazione sempre più ampie alla condizione di povertà, inserendo milioni di persone nel mercato del lavoro e nel sistema educativo. Anche grazie a questo sviluppo interno, il Brasile è diventato oggi un attore autorevole sulla scena globale: la diplomazia brasiliana, nota per la sua professionalità, promuove in ogni sede valori quali il multilateralismo, la cooperazione regionale, la soluzione pacifica delle controversie e il contrasto al sottosviluppo.
A chi ancora non si fosse convinto della crescente importanza del Brasile, basterà ricordare che questo Paese è titolare di uno dei più ampi patrimoni di biodiversità del pianeta, senza contare le sue immense riserve idriche e la sua capacità di produrre commodities minerarie e alimentari, asset davvero invidiabili in un mondo sempre più affamato di materie prime.
Il mio libro, che considero un piccolo omaggio a un grande Paese, tenta di dimostrare come sia nell’interesse di tutta la comunità internazionale considerare il Brasile un partner fondamentale, interagendo con uno sguardo di lungo termine che sappia anche spingersi oltre le contingenze del momento. In questo compito la diplomazia italiana si segnala per il suo impegno, portato avanti in ogni ambito delle relazioni bilaterali, dalla cooperazione culturale al settore degli investimenti produttivi, anche grazie all’apporto prezioso della grande comunità di italo-discendenti che vive in Brasile.
Lorenzo Trapassi, Diplomatico Ambasciata d’Italia a Berlino.
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