
Le condizioni per leggere in maniera efficace una crisi politica sono essenzialmente di tre tipi.
In primo luogo, bisogna conoscerne molto bene il contesto strutturale. Quello istituzionale, in primo luogo, perché una crisi politica è sempre inevitabilmente anche un fatto istituzionale, ossia deve seguire le regole che, all’interno di quel sistema, disciplinano l’andamento della vita pubblica. E il contesto politico, in secondo luogo, non solo interno ma anche internazionale – soprattutto per quel che riguarda un Paese come l’Italia, fortemente esposto ai venti europei e globali. Ora, tanto per conoscere bene le istituzioni quanto per conoscere bene la politica, è indispensabile conoscere la storia. Sia quelle sia questa prendono forma, si strutturano e si comprendono in maniera più profonda se si è in grado di proiettarle sul lungo periodo. Conoscere molto bene la storia politica e istituzionale, interna e internazionale, è perciò indispensabile per avere una cognizione esatta del quadro entro il quale si svolge la crisi.
In secondo luogo, bisogna essere in grado di capire bene come si muovono gli attori della crisi. Dalla dimensione strutturale, diciamo così dalla scenografia, ci avviciniamo all’analisi delle dramatis personae, dei protagonisti. Anche in questo caso, la storia aiuta molto: sia la storia recente, perché per capire gli attori della crisi – obiettivi, strategie, speranze, timori – bisogna averli osservati nel corso degli anni; ma anche la storia in generale, perché fornisce un ricco campionario di esperienze che, per analogia, possono aiutarci a comprendere meglio scopi e iniziative dei protagonisti. Ma in questo caso può aiutarci molto anche la letteratura. La letteratura è una grande strumento di conoscenza: avere letto romanzi, sapere come i grandi poeti e letterati del passato hanno osservato il comportamento umano, può aumentare di molto la nostra capacità analitica.
Infine, bisogna non avere troppe informazioni. Ossia, l’esatto contrario di quello che ho detto al punto uno e soprattutto al punto due. In tutte le crisi politiche, e in particolare in quelle italiane, sempre straordinariamente intricate, c’è tantissimo rumore. Tatticismi, piccole mosse, dichiarazioni e iniziative che confondono terribilmente le acque: micro-fibrillazioni destinate a nascere e morire nello spazio di un mattino e a non avere veramente un impatto sull’andamento “profondo” della vicenda. Chi sta molto vicino alle cose, molto dentro i meccanismi, tende spesso a scambiare questi fibrillazioni per dati strutturali, e a rimanere prigioniero delle proprie speranze e dei propri timori. Rischia insomma di perdere di vista il quadro più ampio. Una volta che l’analista si sia fatto un’idea sulla base dei dati strutturali e della conoscenza dei protagonisti, deve quindi fare attenzione a non inseguire troppo la contingenza e non dare troppa importanza ai sussulti quotidiani.
Giovanni Orsina, Ordinario di Storia Luiss Guido Carli e Direttore Luiss School of Government