
La presidenza di Donald Trump è stata descritta ricorrendo alla metafora della morte della democrazia americana. In realtà, nonostante le immense prove degli ultimi quattro anni, il sistema istituzionale degli USA ha dimostrato una straordinaria capacità di resilienza, riuscendo a tenere vivi i suoi principi anche nei momenti più drammatici come quelli del 6 gennaio scorso, il mercoledí nero di Washington.
L’elezione di Joe Biden insieme a quella di Kamala Harris è il segno di una nuova fase che alimenta la speranza dei sostenitori della democrazia in America e del paradigma liberale come modello per i regimi politici di tutto il mondo. Tuttavia, la presidenza Biden dovrà fare i conti con numerose sfide che potrebbero ricondurre gli USA ad altri momenti critici di “rottura del sistema”. Biden ha parlato della missione di riunire l’America per affrontare i problemi nati nel 2020: la frattura politica nella società, l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia e la nuova recessione. Sono questi i tre grandi problemi che occupano l’agenda del nuovo presidente e devono essere risolti in fretta per evitare che lascino degli effetti permanenti o di lungo periodo.
Normalizzando la presidenza, la retorica e la strategia mediatica della Casa Bianca, Biden potrà ridurre la tensione che la politica americana ha accumulato dopo decenni di crescente polarizzazione, ma anche i partiti – soprattutto quello repubblicano – dovranno convergere verso la strategia della moderazione. In merito alla pandemia, non si esclude che gli Stati Uniti vivranno una parabola simile a quella di molti altri paesi occidentali. Biden ha dichiarato che risolvere l’emergenza sanitaria, evitando altri morti e ondate di contagi, è la priorità dei suoi primi cento giorni. Secondo il piano presentato dal presidente, poco meno di un terzo della popolazione statunitense dovrebbe esser vaccinata entro il 30 aprile. La campagne di vaccinazione e le politiche di sensibilizzazione permetteranno agli USA di interrompere la trasmissione del virus e riportare i tassi di mortalità al periodo pre-COVID entro il primo anno del mandato del nuovo presidente.
L’amministrazione Biden ha inoltre deciso di differenziarsi da quella Trump valorizzando una nuova sinergia tra esperti e leader politici. Trump è stato il presidente che già nel 2017, poche settimane dopo il suo insediamento, decise di ridurre il numero di partecipanti ai comitati di esperti indipendenti che da molto tempo affiancavano le struttura burocratiche e politiche del governo federale. Al contrario, Biden ha deciso di valorizzazione la conoscenza tecnica e scientifica nelle decisioni politiche, rinnovando la validità di una visione presente nella democrazia americana da molto tempo, cioè quella consapevolezza che il buon governo non può fare a meno della simbiosi tra responsabilità dei politici e competenze dei tecnici.
Sul fronte dell’economia, la presidenza Trump ha conseguito dei risultati importanti, nonostante non si possa parlare di una performance destinata a continuare in modo durevole. A dicembre 2019, il tasso di disoccupazione americano era pari al 3,5%. Si tratta di un minimo storico (FONTE: U.S. Bureau of Labor Statistics, The Employment Situation, 2019). Da febbraio 2020, la crisi globale causata dal COVID-19 ha manifestato i suoi effetti anche sull’economia degli Stati Uniti, che è entrata in recessione con una terribile caduta del PIL. L’amministrazione Biden e la Federal Reserve adotteranno tutte le politiche economiche necessarie per superare la crisi.
Quanto emerso da uno studio sull’andamento storico dei tassi di crescita del PIL, dell’inflazione e della disoccupazione, indica che la performance dell’economia americana è stata migliore quando l’inquilino della Casa Bianca era un politico democratico. Dopo lo straordinario sforzo del New Deal del Presidente Franklin Delano Roosevelt, questo è quanto dicono i dati osservati dalla metà del secolo scorso, cioè dalla presidenza di Dwight D. Eisenhower sino ad oggi. William T. Chittenden (Texas State University) ha dimostrato che dal 1953 alla fine dell’era Obama, i presidenti repubblicani hanno governato dalla Casa Bianca per 432 mesi e in quasi il 24% di essi l’economia era in recessione. I presidenti democratici invece hanno governato 334 mesi e in poco meno del 5% di essi l’economia era in recessione. Nella maggior parte dei 14 mesi di recessione in cui ha governato un presidente democratico, la crisi economica era stata ereditata da una precedente amministrazione repubblicana[1]. In definitiva, la storia è dalla parte di chi crede che la recessione sarà risolta da Biden senza troppi problemi.
Risolta l’emergenza sanitaria e quella socio-economica, restano altre grandi incognite che potrebbero ipotecare il futuro del sogno americano e che Biden ed il Congresso dovranno affrontare insieme. Le principali prove saranno quelle poste dai problemi di una possibile torsione ideologica della Corte Suprema; dal bisogno di raggiungere l’effettiva eguaglianza razziale; dalla necessità di conuigare le virtù della comunicazione e della stampa, cioè verità e libertà, evitando che una cancelli l’altra.
Queste sono alcune delle incognite di cui parlo nel mio libro “L’America di Biden” (Rubbettino 2021). Le virtù e i problemi della democrazia americana dopo Trump costringeranno le istituzioni di Washington a riformarsi ed adattarsi nei prossimi anni.
Matteo Laruffa, Analista politico
[1] Chittenden William T., Political Parties in Power and U.S. Economic Performance, International Journal of Business and Finance Research, 2020.