
Dal dicembre 2019 ho il piacere di occuparmi di economia circolare alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea. Si tratta di un momento epocale perché la Commissione Europea per la prima volta nella sua storia ha posto il Green Deal come priorità politica del suo mandato quinquennale. Le azioni nel campo dell’economia circolare sono uno dei pilastri su cui si basa il Green Deal Europeo, che non è soltanto essenziale ai fini della tutela ambientale, ma va visto anche come un nuovo modello economico per un “rinascimento” industriale europeo.
Dopo l’adozione del Green Deal Europeo nel dicembre del 2019, la Commissione Europea ha pubblicato nel marzo del 2020, pochi giorni prima della chiusura dei suoi uffici per la pandemia COVID-19, il Piano d’Azione per l’Economia Circolare. È interessante notare che tale pubblicazione è avvenuta lo stesso giorno dell’adozione del Piano d’Azione per una Strategia Industriale Europea. Non si tratta di una mera coincidenza, ma di una scelta intenzionale della Commissione Europea per indicare che sviluppare un’economia circolare è la chiave per rilanciare il modello produttivo europeo.
Per un continente come l’Europa povero di risorse e soggetto a una forte volatilità dei prezzi, l’economia circolare è una scelta quasi obbligatoria per garantire e rilanciare la competitività dell’Unione, creando sia nuove opportunità commerciali sia modi di produzione e consumo innovativi e più efficienti. Inoltre, l’introduzione di principi di circolarità nei nostri modelli produttivi generà nuovi posti di lavoro green e favorirà lo sviluppo di nuove qualifiche. Da ultimo, l’estensione dell’economia circolare agli operatori economici tradizionali contribuirà in modo significativo al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 e alla dissociazione della crescita economica dall’uso delle risorse.
Recentemente, si è registrato un interesse crescente dei mezzi di comunicazione di massa relativamente al tema dell’economia circolare e spesso l’Europa viene descritta come il continente leader in materia di circolarità. Pur essendo vero, anche l’Europa è lontana da un modello economico perfettamente circolare. Qualche dato ci può dare un’idea chiara della sfida che abbiamo davanti a noi come cittadini europei e del mondo.
Esiste un solo pianeta Terra, eppure da qui al 2050 il mondo consumerà risorse pari a tre pianeti. Si prevede che nei prossimi quarant’anni il consumo complessivo di materiali raddoppierà, e parallelamente la produzione annuale di rifiuti aumenterà del 70 % entro il 2050.
Ci sono interi settori industriali che continuano a basarsi su modello produttivo completamente lineare, basti pensare al tessile o le plastiche. Si stima che meno dell’1 % di tutti i prodotti tessili del mondo siano riciclati in nuovi prodotti. Secondo le stime, nei prossimi vent’anni il consumo di plastica raddoppierà. Entro il 2050 la plastica potrebbe rappresentare il 20 % del consumo di petrolio, essere responsabile del 15 % delle emissioni di gas a effetto serra e la sua presenza nei mari potrebbe superare quella dei pesci.
Per rispondere a queste sfide epocali, il Piano d’Azione sull’Economia Circolare propone due iniziative chiave:
- Un’iniziativa legislativa per rendere tutti i prodotti perfettamente circolari
L’obiettivo centrale di questa iniziativa legislativa sarà l’estensione della direttiva concernente la progettazione ecocompatibile al di là dei prodotti connessi all’energia, in modo che il quadro della progettazione ecocompatibile tenga in considerazione anche i principi della circolarità.
Si tratta di un’azione chiave poiché fino all’80 % dell’impatto ambientale dei prodotti è determinato nella fase di progettazione, ma il modello lineare “prendi-produci-usa-getta” non incentiva adeguatamente i produttori a incrementare la circolarità dei loro prodotti. Grazie a questa iniziativa i prodotti immessi sul mercato dell’UE saranno progettati per durare più a lungo e per essere riparati e migliorati, riciclati e riutilizzati più facilmente.
- Una serie di iniziative – molte delle quali legislative – nelle catene di valore identificate come prioritarie (elettronica, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, tessile, edilizia e settore alimentare)
Queste misure mireranno a prevenire e ridurre i rifiuti, aumentare i contenuti riciclati e ridurre al minimo le esportazioni di rifiuti al di fuori dell’UE. Sarà inoltre introdotto un modello europeo per la raccolta differenziata e l’etichettatura dei prodotti.
L’insieme delle misure sopra descritte renderà possibile la trasformazione del sistema produttivo europeo ponendo al suo centro la circolarità. Ma non dimentichiamo che ogni cittadino europeo può, e aggiungerei deve, svolgere un ruolo chiave. Ogni giorno con le nostre azioni quotidiane produciamo rifiuti. Ogni cittadino europeo produce quasi mezza tonnellata di rifiuti urbani all’anno. Nel 2017, in Europa, i rifiuti da imballaggio hanno raggiunto 173 kg per persona su un anno. È quindi fondamentale che ognuno di noi agisca come cittadino responsabile, contribuendo alla raccolta differenziata dei rifiuti e scegliendo prodotti circolari.
Mattia Pellegrini, Capo Unità “Gestione Rifiuti e Materie Secondari” DG Ambiente – Commissione Europea