2 Luglio 2021

Intervista a Ercole De Vito

Avv. Ercole de Vito, Head of Business Development and External Relations International Chamber of Commerce (ICC) – Comitato italiano, Agri-Food Lead for the UN Rome-based Agencies ICC Global, coordinatore del Master in Food Law Luiss e del Master Business Company Law, laureato in giurisprudenza nel 2011.

 

Cresce il numero delle aziende che puntano sulla sostenibilità e scelgono di inserirla tra gli obiettivi delle proprie strategie di business. Perché la sostenibilità è strategica per le imprese moderne?

È un tema molto caldo. Ormai si parla di sostenibilità in tutti i settori.

La pandemia ha accelerato le percezioni. Prima le questioni legate al cambiamento climatico e all’impatto ambientale ci sembravano argomenti lontani; ora li consideriamo più vicini e più urgenti.

L’obiettivo perseguito non è più rappresentato dalla produzione di beni/servizi e dalla crescita economica ma anche e soprattutto dalla sostenibilità.

La pandemia ha evidenziato la necessità di accelerare  politiche di conversione e di riorientamento del business.

Oggi quando parliamo di sostenibilità non ci riferiamo solo all’ambiente ma anche al welfare aziendale, alla digitalizzazione, allo smart working, ecc.

Altro tema connesso alla sostenibilità è quello del ruolo dei consumatori che, sempre di più, agiscono come severi giudici e sostenitori determinando la reputazione di impresa e il valore del brand.

Infine, per le imprese, la sostenibilità oggi è anche un’opportunità di crescita.

 

Durante la pandemia temi quali la sicurezza alimentare e l’accesso al cibo sono diventati ancor più centrali, e l’impatto del Covid-19 sui sistemi alimentari locali, nazionali e globali ha allontanato ulteriormente l’attenzione mondiale dal raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030. A settembre 2021, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres convocherà un vertice internazionale sui sistemi alimentari. Emerge pertanto la necessità di accelerare il percorso mondiale verso la trasformazione dell’agrifood globale, affinché diventi più sano, ecologico, resiliente, efficiente e inclusivo. Quali sfide ci aspettano per l’agricoltura e l’alimentazione sostenibili?

L’agricoltura è un tema strettamente connesso alla sostenibilità. Gli italiani, e più in generale gli europei, sono molto sensili all’argomento food.

Sempre di più siamo attenti agli alimenti che mangiamo, a come viene prodotto il cibo, da dove proviene e come arriva sulle nostre  tavole. Ci preoccupiamo ancor di  più che il cibo sia sano e di qualità.

Spesso pensiamo che il cibo a livello globale sia scarso. In realtà, è la cattiva distribuzione che crea sprechi alimentari ed economici. Ogni anno circa un terzo del cibo commestibile, pari a 1,3 miliardi di tonnellate viene sprecato, con un costo per l’economia globale di circa 750 miliardi di dollari l’anno.

Le organizzazioni internazionali sono impegnate a combattere questi sprechi e i prossimi summit mondiali sono l’occasione in cui la comunità internazionale deciderà quale direzione seguire.

Il ruolo dei soggetti privati nello sviluppo sostenibile è fondamentale: le organizzazioni internazionali hanno bisogno del know how dei privati per il raggiungimento dei famosi SDGs. E in questa mission  le forme di partneriato tra  soggetti pubblici e privati diventano fondamentali.

Il dialogo tra le organizzazioni internazionali e le imprese è difficile, ma fondamentale. ICC, ente per cui lavoro, rappresenta 45 milioni di imprese a livello mondiale. Si occupa di agevolare il commercio internazionale abbattendo ostacoli e barriere regolamentari attraverso, tra l’altro, lo sviluppo di strumenti di soft law e metodi alternativi di  risoluzione delle controversie. Già dal 2016 con il riconoscimento dello status di Observer presso le Nazioni Unite, ICC ha iniziato a ricoprire anche un importante ruolo di facilitatore nel dialogo tra settore privato e UN. Dal 2021 abbiamo deciso di rafforzare ulteriormente questo impegno, agendo come “matchmaker” anche nel  settore dell’ agrifood supportando le Agenzie UN con sede a Roma (FAO, IFAD, WFP) Sono onorato di essere il responsabile di questo progetto che mi sta già permettendo di lavorare in un osservatorio privilegiato sul mondo dell’agri-food a livello mondiale.

 

Sempre più aziende stanno decidendo di dare un contributo al benessere sociale diventando Società Benefit. Le società benefit, facendo riferimento a un modello di sostenibilità integrale, che impatto avranno sul rapporto impresa/dipendenti?

Il perseguimento del benessere sociale sta prendendo piede in diversi settori. Molte le realtà aziendali che stanno sposando questo nuovo modello. Siamo solo agli albori della regolamentazione di questa nuova forma di impresa che rappresenta un’evoluzione del concetto stesso di azienda integrando nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera.

Adesso bisogna far in modo che le società che stanno adottando questo modello perseguano realmente finalità di beneficio comune in modo responsabile, sostenibile e trasparente. Su questo aiutano i sistemi di certificazione già esistenti, speriamo che possano essere sempre più armonizzati a livello mondiale ed emessi da entità indipendenti e terze.

Certo è che si sta diffondendo sempre di più la cultura che la produzione di beni e/o servizi debba tenere in considerazione tra i fattori principali quello della sostenibilità intesa a 360°. Il mondo dell’impresa cerca soluzioni sostenibili spostando il focus su persone e sull’ambiente.

Sta cambiando la relazione tra l’impresa e il dipendente: si parla sempre di più di welfare aziendale e tante sono le soluzioni che stanno emergendo per garantire e migliorare il benessere dei lavoratori dell’azienda. Da questo punto di vista, forse la pandemia ha dato un’accelerata a molti processi di digitalizzazione e nuove forme di lavoro agile a cui non saremmo arrivati in maniera così rapida.

Speriamo che questo trend si consolidi anche quando la pandemia sarà finalmente solo un ricordo e soprattutto che questo modello di sostenibilità riferito anche all’ambiente di lavoro e al capitale umano venga sposato non solo dalle società, ma da tutte le realtà professionali.

 

Cosa consiglierebbe a un giovane professionista del futuro?

Ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro consiglio di essere lungimiranti, di intercettare le tendenze in atto e di interpretare i fallimenti come opportunità di miglioramento.

Il Covid ha distrutto l’economia mondiale, ma se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno e con sano ottimismo, ha scosso il mercato del lavoro  creando anche inattese opportunità, nuove competenze e professionalità sconosciute.

Agli studenti che selezioniamo per i master Luiss raccomando sempre di formarsi sui settori nuovi. Non bisogna avere paura di investire in settori emergenti: l’innovazione, la sostenibilità hanno messo in crisi professionalità consolidate, ma sotto certi versi, aperto le porte a figure professionali nuove, ibride, trasversali che non sono facilmente reperibili sul mercato del lavoro. In questa fase costa molto più “riconvertire” una risorsa senior piuttosto che formare un nuovo professionista. Se pensiamo al digital, alla sostenibilità, alle nuove forme di lavoro agile, i giovani professionisti hanno ormai delle competenze innate e una maggiore flessibilità e apertura al cambiamento.

Per questo consiglio ai giovani  di non accontentarsi, di essere consapevoli dei propri limiti, ma di valorizzare i propri  punti di forza e di inseguire le proprie passioni.

Ci vuole determinazione ed entusiasmo per arrivare a raggiungere i propri obiettivi, bisogna rischiare, credere nelle proprie potenzialità, aprirsi ad ambienti di lavoro internazionali senza mai scoraggiarsi.

Altro consiglio è quello di coltivare la propria rete di contatti e avere tanti interessi. Il networking è fondamentale, mettersi a disposizione, partecipare a momenti di incontro consente di crescere professionalmente, ampliare le proprie abilità e intercettare le tendenze in atto.

Io stesso, selezionato dal career service Luiss per uno stage presso un noto studio legale mi sono appassionato alle tematiche internazionali. Dopo varie esperienze, passando per una banca e varie agenzie come il WFP, IFAD, UNIDROIT sono approdato alla International Chamber of Commerce.  Il mio legame con la Luiss non si è mai interrotto e sono entusiasta del mio impegno come coordinatore di due Master e come collaboratore di cattedra della Prof. Barbara De Donno in Diritto Privato Comparato.

 

Chiara Rinaldi, Giornalista