19 Aprile 2022

Alessandra Borchi, il privilegio di lavorare nelle Nazioni Unite

Laureata magistrale in Relazioni e Affari Internazionali alla Luiss Guido Carli, ora è Senior Programme Coordinator presso l’Ufficio Regionale UNESCO per la Cultura in America Latina e Caraibi. 

Torniamo indietro nel tempo, come sono stati i suoi anni di studio in Luiss? Che ricordi conserva?

Gli anni universitari in Luiss sono stati anni di emozione, speranza, condivisione e impegno. Per me è stato un periodo di scoperta perché, attraverso le materie studiate, ho cominciato ad avere una prima idea di quella che poi sarebbe stata la mia professione. In Luiss ho avuto l’opportunità di avere la mia prima esperienza internazionale: il programma Erasmus nei Paesi Bassi. Il mio ricordo è pieno d’affetto e di gratitudine verso il nostro Ateneo.

 

Ci sono dei valori che secondo lei uniscono più di altri gli Alumni Luiss?

Assolutamente si. Credo che gli studenti Luiss siano persone con voglia di eccellere, affermarsi, costruirsi un solido futuro e dare il proprio contributo al mondo.

 

Quanto è importante per lei viaggiare, conoscere luoghi e culture diverse? Qual è il più grande insegnamento ricevuto viaggiando e vivendo a lungo all’estero?

È importantissimo, sia dal punto di vista professionale che personale. Ho iniziato a viaggiare quando ero molto piccola e mi appassionava la lettura dell’Odissea. Sant’Agostino diceva una frase bellissima: “Il mondo è come un grande libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina”, ed io ho voglia di leggerne il più possibile. Ho viaggiato molto, le diverse funzioni che ho esercitato mi hanno portata in più di 90 Paesi. Viaggiare è una spinta potentissima che mi ha permesso di conoscermi meglio, crescere e migliorare.

 

Quali sono i momenti più importanti del suo percorso professionale? 

Ho sviluppato tutta la mia carriera nell’ambito delle Nazione Unite, in particolare all’UNESCO nel settore della cooperazione culturale. Grazie a questa esperienza, credo di essere riuscita a conciliare due diverse passioni: le relazioni internazionali e la cultura.
Ho lavorato sia nella sede centrale dell’UNESCO a Parigi, ma anche negli uffici fuori sede in Afghanistan, Tanzania, Cuba. In questo modo, ho potuto vedere le due facce principali della
cooperazione internazionale: da un lato il lavoro “politico” tipico delle sedi centrali e, dell’altro, l’aspetto più operativo. Lavorare per le Nazioni Unite è un privilegio.

 

Quali sono le iniziative più importanti in corso o in programma per lo sviluppo dei rapporti culturali tra i paesi dell’America Latina e il resto del mondo?

Il primo è il progetto che sto gestendo attualmente, si chiama Transcultura e ha l’obiettivo di creare un centro di formazione ai mestieri del patrimonio per giovani dei Caraibi. È finanziato dall’Unione Europea e coinvolge 17 paesi dei Caraibi. Ciò che mi appassiona di questo programma è la dimensione di cooperazione tra aree linguistiche diverse della regione: si tratta di isole che tradizionalmente non hanno mai lavorato molto insieme.

Penso, poi, alla recente iscrizione nella lista del patrimonio mondiale del Qhapaq Ñan, il cammino tradizionale degli Inca. Si tratta di un progetto molto complesso che coinvolge 6 paesi dell’America Latina.

 

Cosa consiglia alle nuove generazioni di laureati Luiss?

Di scegliere sempre la strada più difficile, uscire dalla propria zona di confort, mettersi alla prova e credere in se stessi. Bisogna provare, riprovare e aprirsi al mondo. Avere le radici e avere le ali, l’uno senza l’altro non porta lontano.

 

Redazione CONNECT