
Oggi si parla molto di sostenibilità e impatto sociale, ed è interessante riflettere su come questi possano essere espressi anche attraverso l’educazione finanziaria. L’educazione finanziaria è un elemento ricorrente nella vita quotidiana di tutti gli individui, indipendentemente dai loro interessi e professioni. Attraverso un buon grado di educazione finanziaria, è possibile perseguire importanti obiettivi ad alto valore sociale, come l’inclusione sociale, la riduzione delle disuguaglianze, inclusi quelli di genere, la tutela dei risparmiatori e la formazione delle nuove e delle precedenti generazioni. Pertanto, l’educazione finanziaria non solo genera potenziale in ambito economico, ma soprattutto sociale, che i governi devono saper riconoscere, cogliere e valorizzare.
Sostenendo l’intervento dello Stato nell’economia, in un mondo fortemente influenzato da quest’ultima, in cui la finanza ha un ruolo primario, il nostro Stato ha il compito di favorire un sempre maggior livello culturale della popolazione in questo campo. Deve farlo in maniera mirata, efficace e consapevole, al di là delle logiche politiche sottostanti, perché questo tema riguarda tutti allo stesso modo, ma soprattutto cercando di anticipare le esigenze emergenti, anziché inseguirle.
Dal punto di vista normativo, l’educazione finanziaria è stata inizialmente prevista come una delle risposte che lo Stato ha dato alla risoluzione di quattro banche di rilevanza territoriale alla fine del 2015, che ha causato danni a migliaia di risparmiatori e imprese, alcuni in maniera irreversibile. La prima proposta di legge, a cui ho avuto l’onore di partecipare, risale al 2015 ed è poi confluita nella successiva Legge di Bilancio. Nel corso degli anni, si è gradualmente rafforzata fino a essere stabilita anche nelle solide previsioni nel Documento di Economia e Finanza 2023 e nei recenti disegni di legge, segno di un percorso in costante crescita. Tra gli elementi innovativi più rilevanti, c’è il coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione che avrà il compito di promuovere la cultura dell’educazione finanziaria nelle scuole. Finalmente, si apprezza l’avvio di percorsi di formazione sin dalla scuola primaria, arricchendo così le competenze dei giovani studenti e delle loro famiglie, alimentando un circuito virtuoso che mira a formare generazioni sempre più emancipate e consapevoli dell’importanza dell’educazione finanziaria. Pensando al futuro, sarebbe auspicabile coinvolgere anche tutti gli atenei d’Italia che, utilizzando le loro risorse e conoscenze, potrebbero offrire formazione e promuovere iniziative a favore di tutta la popolazione, non solo degli studenti.
Tuttavia, un aspetto a cui prestare attenzione è il coordinamento delle iniziative. Da un lato, c’è la necessità di implementare azioni differenziate in base ai destinatari, ai loro interessi e alle diverse fasce d’età, dall’altro la necessità di adottare un linguaggio comune. Bisognerebbe colmare il divario generazionale tipico di questo periodo storico, in cui i cosiddetti “nativi digitali” convivono con fasce di popolazione meno formate, meno capaci e meno interessate a utilizzare le tecnologie disponibili. Il punto è che negli anni sono nate numerose iniziative, promosse principalmente dagli operatori privati del settore finanziario, che spesso rischiano di disorientare anziché orientare i destinatari, o di essere inefficaci.
Molti si sono sentiti chiamati in causa nel dare il proprio contributo, e questo è positivo. Tuttavia, alcuni hanno mostrato una mancanza di competenze, altri hanno agito in maniera autoreferenziale, pur legittimamente, con l’unico intento di attrarre nuovi clienti, mentre altri si sono sovrapposti, entrando in concorrenza fra loro e disperdendo risorse utili per la collettività. Sarebbe ideale ottimizzare queste risorse e farle convergere verso gli obiettivi di un programma comune, in particolare quelli indicati dallo Stato. In questa logica, diventa necessario un coordinamento delle iniziative sempre più efficace, passando attraverso un più accurato processo di selezione basato su standard qualitativi elevati e in linea con l’utilità reale e concreta per i destinatari. In questo modo, l’educazione finanziaria potrebbe presto diventare un diritto, qualcosa di “normale” nel percorso di tutti gli individui.
Mauro Milillo, Chapter Leader Milano.